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La danza maschile: vincere i pregiudizi

23 settembre 2024

In una scuola di danza, la partecipazione maschile è sempre bassissima. Se da una parte è ormai assodato e noi tutti del settore ci siamo più o meno pacificamente rassegnati, dall'altra non possiamo che dispiacerci ogni volta che accade, specie quando un bambino manifesta il desiderio di fare lezione di danza e la famiglia lo impedisce. 

Le motivazioni sono quasi sempre le stesse: la danza è un'attività da 'femmine'. Su questo pregiudizio si infrange ogni desiderio infantile, ogni speranza degli insegnanti, ogni aspirazione di un bambino maschio ad entrare in sala sostenuti da due genitori che incoraggino le inclinazioni infantili e la libertà di espressione dei piccoli. 

Lo scoglio maggiore sono in genere i padri: sognano un figlio che pratichi calcio, pallavolo, basket o atletica, propongono il rugby, il nuoto, qualsiasi attività ma insomma, non la danza, anche se il piccolo ha evidenti qualità fisiche, musicalità e sensibilità innate.

Sto giusto leggendo in questo periodo la biografia di Nureyev, quello che è stato il mito indiscusso di intere generazioni. Egli stesso racconta di come il padre desiderasse per lui ben altro futuro e di come abbia seguito per molto tempo le lezioni di danza di nascosto, deciso fin da giovanissimo a portare avanti questa sua fortissima inclinazione e a diventare il ballerino che poi in effetti sarà. Malgrado si parli di una famiglia poverissima, nella Russia della prima metà del Novecento, Nureyev è stato dimostrazione di tenacia e forte volontà di affermazione di sé, oltre al fatto che ha testimoniato quanto la danza sia dignitosissima attività, e che la natura della persona non è influenzata dalla danza, ma si manifesterà comunque nella sua forma e modalità: genitori, rassegnatevi.

Malgrado siamo nel 2024 e siano ormai sdoganate le libertà sessuali e una educazione 'moderna' e di ampie vedute, su alcuni argomenti sembra non esserci progresso alcuno e siamo ancora all'Età della Pietra.

Il nostro augurio è che sempre più piccoli manifestino il desiderio di danzare e che sempre più famiglie (e padri!) accettino e sostengano questa inclinazione: w la danza maschile, sinonimo di forza, bellezza e maestosità e che non teme pregiudizi né deve dimostrare virilità.

L'importanza della sconfitta

Se c'è qualcosa che accompagna la vita dell'allievo costantemente, ebbene si, questa è l'esperienza della sconfitta.

Innumerevoli le volte in cui si prova la frustrazione di non riuscire a fare un passo, terminare una variazione o danzare come vorremmo e molte le occasioni in cui non si è scelti per un ruolo, non si è notati in un'occasione cui tenevamo così tanto, in cui non raggiungiamo il podio e subiamo una sconfitta personale.

La prima cosa da fare è non pensare che siamo i soli a provare questa bruciante sensazione: anche la vita dei ballerini più famosi è costellata di sconfitte e occasioni perdute!

La differenza la fa l'atteggiamento con il quale si decide di affrontare la situazione: superato il momento iniziale, è buona pratica passare all'azione, anziché piangersi addosso. Cosa possiamo fare?

- Le situazioni in cui non si realizzano le aspettative, contrariamente a quanto si può pensare, sono più comuni nelle vite delle persone realizzate, dato che sono proprio loro che nella maggior parte dei casi, prima di arrivare a quella posizione e a quel risultato, si sono esposte a rischi e hanno lottato. Immaginate quale sarà stato il percorso che ha portato quella persona che tanto invidiamo al successo: è molto probabile che non ci siano state solo vittorie. Ispiriamoci alla loro vita, cerchiamo interviste di danzatori famosi che si raccontano, studiamo le loro strategie per vincere: sono sempre un'ottima fonte di imitazione.

- E' una buona pratica il cercare di accettare e riconoscere una sconfitta: non minimizzare né drammatizzare, ma cercare di mantenersi lucidi e cercare di 'assorbire' il colpo, dandosi del tempo. Con la sconfitta bisogna 'farci amicizia' e capire che è solo un gradino nella scala della realizzazione di sé.

-Perché è successo? Un'analisi lucida delle cause di un episodio sgradevole e frustrante è la chiave per fare un salto e superare l'ostacolo. Non diamo responsabilità a cause esterne (un maestro che non ci apprezza, una giuria ingiusta, le compagne invidiose e molte altre motivazioni che non ci portano da nessuna parte), ma osserviamo i nostri punti deboli reali, sui quali è possibile lavorare per ottenere risultati migliori: provare e riprovare un passo che non viene, dedicare del tempo ogni giorno per migliorare la tecnica che forse è ancora lacunosa, esprimere più determinazione, darsi altre occasioni, mantenere il nostro corpo elastico e nelle giuste proporzioni, chiedere l'aiuto di un insegnante per realizzare un obiettivo per noi importante. Dei genitori che sostengono questi atteggiamenti attivi in un allievo saranno di grande aiuto: i ragazzi di fronte alle sconfitte non vanno consolati o indirizzati alle scelte più facili, ma sostenuti nel comprendere i punti migliorabili e aiutati a realizzare che insegnano spesso più le sconfitte delle vittorie, in termini di determinazione e motivazione.

-In una società come la nostra in cui tutti devono primeggiare e affermarsi, sembra impossibile rendere apprezzabile il duro lavoro quotidiano 'senza gloria': rispetto a qualche decennio fa assistiamo a una vera e propria escalation di concorsi, 'gare' e occasioni in cui si arriva sul podio. Questo spesso sminuisce il lavoro che si fa in sala, la danza in sé e per sé: a volte sembra che se non si partecipa a questa corsa sfrenata alla competizione non si vale abbastanza. Gli allievi si annoiano, le famiglie reputano la scuola poco formativa e competitiva, non mancano abbandoni. Si va altrove, dove si gareggia e si vince. Probabilmente in controtendenza con questa moda attuale, a noi piace pensare che la scuola sia un luogo di formazione e studio, in cui non mancano certo occasioni di confronto con altre realtà e contesti in cui misurarsi con altre scuole, ma non è quello l'obiettivo, né il mezzo formativo principe che ci piace scegliere. Vorremmo educare gli allievi a prepararsi in maniera seria e adeguata, ma usando i concorsi come mezzo, e non come fine per la loro crescita. Un concorso in cui non si vince induce a una riflessione globale per allievi e maestri, ma una medaglia non è tutto e la sconfitta auguriamo sia spinta per ripartire da dove si è, piuttosto che motivo di abbandono della disciplina o della scuola in cui si studia.

Le vere vittorie sono quelle su sé stessi, sui propri punti deboli, le incertezze, le qualità non ancora pienamente espresse: lavoriamo su quelli, e riusciremo a superare molti ostacoli, lasciandoli alle nostre spalle e divenendo maturi e realizzati.

Disturbi dell'attenzione e dell'apprendimento, iperattività, comportamenti 'difficili': quando è necessario il dialogo tra maestri di danza e famiglia

L'argomento è delicato e si entra in una sfera dai contorni quanto mai sfumati, ma è attualissimo e sempre più diffuso negli ambienti educativi, e dunque anche nelle scuole di danza.

Non sempre è così facile individuare in un allievo, specie se giovanissimo, il confine tra vivacità e iperattività, tra difficoltà a concentrarsi e autentici problemi di attenzione. Eppure molti sono i bambini e i ragazzi che manifestano criticità nell'imparare gli esercizi, assimilare le correzioni, stare fermi durante le spiegazioni: oseremmo dire che il trend indica una crescita esponenziale e in qualche decennio il numero dei piccoli che manifestano segnali in questo senso è aumentato considerevolmente


Ogni insegnante di danza navigato ha maturato un'esperienza tale che gli permette di comprendere quando c'è un problema, e spesso si individuano segni a lezione che indicano qualcosa che non va con la concentrazione, la capacità di memorizzare le sequenze, assimilare i suggerimenti o anche l'incapacità di sottostare alle regole del gruppo e della classe. Riportiamo stralci di un interessante articolo sull'argomento:

''Il disturbo da deficit dell'attenzione/iperattività è principalmente un problema legato al mantenimento dell'attenzione, della concentrazione e della costanza nel portare a termine dei compiti. I bambini possono anche essere iperattivi e impulsivi. I bambini in età prescolare con disturbo da deficit dell'attenzione/iperattività possono avere problemi di comunicazione e magari nell'interazione sociale. Quando i bambini raggiungono l'età scolare, possono sembrare distratti. Possono agitarsi di continuo e dimenarsi, essere irruenti e rispondere quando non è il loro turno. Durante la tarda infanzia, questi bambini possono muovere continuamente le gambe, agitare le mani, parlare impulsivamente, dimenticare le cose facilmente ed essere disorganizzati.'' 

Per valutare la situazione esistono test che analizzano il verificarsi e ripetersi di comportamenti ben precisi, da considerare spia specie se osservati nel loro manifestarsi in due ambienti diversi (ad es. a casa e a scuola):

Segni di disattenzione:

  • Mancanza di precisa attenzione ai dettagli

  • Difficoltà di attenzione prolungata durante le attività e il gioco

  • Mancanza di ascolto in caso di comunicazione diretta

  • Mancato rispetto delle istruzioni e mancata conclusione delle attività

  • Frequenti difficoltà nell'organizzazione di compiti e attività

  • Elusione, riluttanza o avversione per attività che richiedono impegno mentale prolungato

  • Frequente perdita di oggetti

  • Facile distrazione per stimoli estranei

  • Frequente smemoratezza

Segni di iperattività e impulsività:

  • Frequenti movimenti agitati di mani e piedi o movimenti scomposti

  • Frequente abbandono del posto in classe e in altri luoghi

  • Frequenti corse o arrampicate azzardate

  • Difficoltà nel gioco o nell'impegnarsi in passatempi in maniera tranquilla

  • Sempre in movimento o come se fosse "spinto da un motore"

  • Frequente loquacità eccessiva

  • Frequenti risposte senza riflettere prima del completamento delle domande

  • Frequenti difficoltà ad attendere il proprio turno

  • Frequenti interruzioni o intromissioni verso gli altri

Quando un'insegnante di danza nota qualcuno di questi segnali ben specifici in un allievo, sarebbe una buona prassi l'informare la famiglia per aprire un confronto che possa aiutare ad affrontare la situazione al meglio. Ma non sempre i genitori sono aperti e pronti a riconoscere qualche difficoltà dei propri figli: a volte per loro non è facile, e la prima reazione è di negazione e chiusura. A volte capita anche che la famiglia non metta al corrente la scuola di danza di eventuali problematiche del bambino magari già emerse in ambiente scolastico e questo non aiuta un insegnante nel fare un buon lavoro con i ragazzi. A volte un allievo sembra infatti svogliato e privo di entusiasmo e interesse, quando invece presenta una sindrome ben precisa, che se individuata e osservata con cura può essere contenuta e corretta. I bambini non sono tutti uguali ed è anche su questa specificità che bisogna saper lavorare nella danza, ma non devono esserci reticenze né pudori da parte della famiglia: abbiamo visto nel tempo allievi con difficoltà cognitive e dell'attenzione fare splendide carriere e sbocciare come fiori sensibili e particolarissimi. 

Non c'è alcun male a riconoscere che c'è un problema e spesso, aggiungiamo, uno sguardo esterno riesce ad individuarlo meglio di chi convive quotidianamente con un bambino. Un maestro può infatti osservarlo in circostanze che non sono quelle familiari, e soprattutto può testarne le modalità e capacità di apprendimento. La famiglia deve entrare nell'ottica che la scuola di danza è come una seconda casa e che la collaborazione e il confronto con gli insegnanti non possono che essere proficui per la crescita dei propri figli. Invitiamo tutti ad affidarsi e a cercare i suggerimenti e la collaborazione della scuola: nel tempo abbiamo visto allievi superare brillantemente le proprie difficoltà e imparare a gestirle con successo.


(estratti tra virgolette tratti da ''Manuale MSD, versione per i pazienti'', fonte di Informazioni Sanitarie online) 



In quale corso sarà inserito mio figlio?

Ecco uno degli argomenti più spinosi, spesso motivo di scontento da parte di alcuni genitori e allievi, domanda principe al momento dell'iscrizione in una nuova scuola e argomento-croce per molti insegnanti e direttori di scuole di danza. Vediamo di approfondire questo tema così importante.

- Iniziamo con il dire che ogni scuola ha regole e criteri di scelta propri e questa è una premessa fondamentale: un allievo potrà essere inserito in un gruppo in base all'età in un contesto ed essere invece compreso in una classe più avanzata o di un gradino precedente se si reca in un'altra scuola. Ogni scuola ha la sua qualità di studio, il suo metodo, la sua particolarissima suddivisione in livelli e anche due classi di Terzo Grado, ad esempio, studiano lo stesso programma nella scuola A e nella scuola B, ma non è detto che gli allievi siano allo stesso gradino tecnico o possiedano la stessa preparazione.


- Poi ci sono anni in cui si formano gruppi attenti, veloci, malleabili e duttili nell'apprendimento e altri in cui invece lo stesso livello di studio fa più fatica, i ragazzi sono distratti, meno appassionati, magari non in perfetta sintonia tra di loro o più discontinui nella presenza in sala e nella motivazione: questi sono fattori determinanti che rendono molto diversa la collocazione dei nuovi arrivati. Una classe di ragazzini di 10 anni di media che studia 5 volte a settimana, che è presente e compatta, che ha allievi appassionati e desiderosi di migliorarsi, che ha una percentuale alta di 'piccoli talenti' con genitori che hanno fiducia nella scuola e appoggiano e supportano le scelte didattiche, difficilmente potrà accogliere un allievo di dieci anni che inizia da zero e in questo caso il criterio non sarà l'età, ma il collocarlo in un contesto che gli permetta di muovere i suoi primi passi al giusto ritmo, per poi magari inserirlo in un secondo tempo con i coetanei.

- Eppure a volte un allievo con poco studio viene inserito nello stesso corso di mio figlio, che frequenta già da tre, cinque, sei anni...perché? A volte succede che ci siano bambini e ragazzi dotati che hanno delle caratteristiche fisiche e mentali particolarmente felici e che permettono loro di saltare qualche tappa. A volte si presentano casi di allievi che apprendono con grandissima facilità, che hanno innato il senso della musicalità, dell'interpretazione, della 'Danza', intesa come capacità di fare sintesi delle nozioni e tradurle immediatamente in movimento artistico, espressione di sé, bellezza del gesto e delle linee delle posizioni e del corpo nello spazio. A volte anche bambini piccolissimi si distinguono dagli altri, e possono andare un po' più veloci.

-'Ma mio figlia nell'altra scuola era già sulle punte, perché adesso è inserita in un corso che non le fa?' oppure 'Nelle altre scuole allieve coetanee già studiano sulle punte, perché in questa scuola no?' Ecco, anche questo è un argomento importante. Non tutto un gruppo può essere in grado di cimentarsi sulle punte, né l'età è determinante per definire la capacità o meno nell' indossarle. Il lavoro sulle punte è qualcosa di impegnativo, che richiede una certa padronanza motoria e una forza muscolare precisa. Non tutte le allieve hanno la forma giusta di caviglie e collo del piede, non tutte sono in grado di iniziarle correttamente, dunque può succedere che in una scuola si ritenga sia arrivato il momento di farle e in un'altra si ritenga invece che sia ancora troppo presto. Alcune allieve saranno sempre in difficoltà, altre magari dovranno aspettare qualche anno in più prima di iniziarle. Le prime scarpe da punta sono un traguardo molto agognato, ma un insegnante serio non può farle indossare a tutti, anche andando incontro a delusioni e proteste di allievi e genitori. Non scegliete la scuola in base a questo criterio: la salute di vostra figlia e la corretta crescita della muscolatura e delle articolazioni sono le cose più importanti cui riferirsi.

-mia figlia è inserita in un corso di allievi più piccoli, si annoierà: ecco un'altra frase che sentiamo ricorrere. A volte un bambino seppur più grande non ha ancora la preparazione fisica, le capacità, l'atteggiamento mentale formati per lavorare con un gruppo di coetanei. Questo non toglie niente alla serietà dello studio che incontrerà, ma concorrerà invece a formare basi solide, insegnerà a lavorare con la possibile frustrazione, metterà alla prova la sua motivazione, lo spingerà a bruciare le tappe e svilupperà infine quella necessaria e benedetta umiltà che è dote indispensabile nella vita di un allievo. Nostro figlio/a potrà fare amicizia anche con bambini più piccoli, potrà incontrare i coetanei negli spogliatoi e nell'ambiente della scuola e se appartenete alla categoria di genitori che la pensa così, sappiate che non aiutate la sana crescita di vostro figlio. Fidatevi dell'esperienza degli insegnanti e domandatevi se desiderate che vostro figlio lavori seriamente e in modo corretto o se volete unicamente che si diverta: la risposta è quello che probabilmente determina la scuola che sceglierete!

-'mio figlio/a vuole fare danza, ma preferirebbe quella moderna. Ha quattro anni.' Ecco, noi siamo dell'idea che a quell'età sia un genitore a decidere e indirizzare un bambino e a farsi guidare dal programma che una scuola di  danza seria propone ai piccoli di quell'età. E' importante osservare nostro figlio nelle sue inclinazioni, nelle sue attitudini e coltivare il suo appassionarsi a un'attività, ma siamo fermamente convinte del fatto che la Propedeutica sia il giusto approccio ala danza. Il fatto che si utilizzino musiche essenzialmente classiche, che la divisa e l'impostazione ne seguano il filone, fa parte dell'avviamento a una disciplina che prevede determinate basi, sostanzialmente imprescindibili. Nei corsi di Propedeutica si impara la musicalità, l'utilizzo minimo del corpo, la coordinazione, si fanno esercizi di rafforzamento muscolare e si accompagnano i piccoli corpi a uno sviluppo armonico e a un movimento preciso nello spazio. La nostra scuola introduce la danza moderna a partire dagli otto anni, quando le capacità motorie e mentali dell'allievo sono più strutturate.

-da quando è inserito in questo corso mio figlio/a non vuole più venire a danza: non è con i suoi amici preferiti, non conosce nessuno, l'ha presa male, è restio ai cambiamenti, etc. Qui spendiamo poche parole: la didattica non può prescindere da criteri di amicizia o da difficoltà caratteriali degli allievi. Pur con la dovuta delicatezza, ma certe scelte a volte è impossibile non farle e, aggiungiamo, spesso con ottimi risultati nel lungo tempo. Non è raro che siano i genitori stessi a riconoscere che una scelta della scuola inizialmente osteggiata si sia poi rivelata vincente per l'allievo, che si è fatto nuove amicizie, ha superato certe paure e titubanze e magari ha potuto meglio esprimere le sue piene potenzialità lavorando al livello giusto per lui.


Con questa carrellata di casi comuni, speriamo di aver dissolto alcuni dubbi frequenti e di aver risposto alle domande che più spesso sentiamo rivolgerci: la danza è un percorso importante, che ha necessità di rispettare alcune tappe e alcuni  canoni. Ogni caso è diverso, ogni allievo è diverso e (aggiungiamo) ogni scuola ha i propri criteri, che contribuiscono a rafforzarne il credo e i valori.


Come scegliere la scuola di danza giusta per noi?

Vostra figlia volteggia per casa e non riesce a resistere al suono della musica. Vostro figlio sembra ammirare Roberto Bolle, o si muove sulle note dell'Hip Hop. Serve dunque una scuola di danza: ma quale? Come orientarsi nella scelta, tra le offerte che presenta la vostra città ?

Sono molti e diversi i criteri che possono guidarvi: armatevi di pazienza, e iniziate con il leggere questi suggerimenti che possiamo darvi dopo anni di esperienza sul campo.

In primo luogo cercate di chiarire cosa cercate: 

-una scuola vicina a dove abitate, dove poter accompagnare i vostri figli senza troppe difficoltà? Questa può rivelarsi una decisione pratica, magari vi evita l'utilizzo dell'auto o di macchinosi trasferimenti da casa-scuola-lavoro. Se la scuola è vicina alla casa dei nonni, potete usufruire anche del loro aiuto, specie se la vostra vita è densa di impegni e ha orari difficili da conciliare. Siate però certi che sia una buona scuola: ricordate che la danza lavora sul corpo e la crescita dei vostri figli, e questo dovrebbe sempre essere il faro di ogni scelta in questo campo.

-una scuola che costa meno di altre? E' indubbio che la danza abbia i suoi costi, e che non per tutti siano sostenibili. Se avete interesse che i vostri figli facciano attività e non badate molto al 'cosa' e al 'come', purché non incida troppo sul bilancio familiare, questo può essere un criterio decisivo. E' una valutazione rispettabile, spesso però rischiosa: ricordate che non si tratta solo di ricevere eventuali servizi in meno, ma di avere la garanzia che il lavoro fatto sia giusto e non dannoso per l'età, la struttura fisica e le capacità dei vostri figli. Il costo spesso indica maggiore preparazione, investimento, professionalità: la qualità non è quasi mai in sconto.

-una scuola dove vostro figlio/figlia frequenti con i suoi amici del cuore? Per quanto i bambini cerchino di ritrovarsi nel corso di danza con i loro amichetti preferiti, ci sentiamo di dire che questo non è un buon criterio in assoluto: all'inizio sarà una motivazione per essere presenti, certo, ma spesso diventa motivo di distrazione durante la lezione,  a volte non rafforza la loro indipendenza e la loro effettiva scelta della disciplina, né è detto che bambini della stessa età siano adatti e pronti per lo stesso livello. Non create in loro aspettative di questo genere, perché dividerli può allora creare delle piccole e insanabili crisi, che non sempre si risolvono e possono condurre alla fine dell'interesse del bambino per la danza stessa.   

- un posto con il parcheggio facile? Pur comprendendo la necessità, vi invitiamo a non considerare questo punto determinante nella vostra scelta: fare qualche metro a piedi in più, organizzarsi sul dove sostare con l'auto, avere una strategia per arrivare alla scuola sono tasselli di una scelta che può rivelarsi giusta o sfortunatissima.

-una scuola che propone discipline sempre nuove e che fa 'giocare' i bambini? Anche se la società odierna ci spinge sempre alla novità, alle mode del momento, alla 'superficie', vi consigliamo di scegliere per il 'poco e bene'. Una disciplina va prima assimilata, conosciuta, fatta propria, partendo da quelle basi che se ben costruite daranno poi la possibilità di spaziare in altri campi. Aggiungiamo che i bambini devono divertirsi e vivere la danza con spirito leggero, ma imparandone la disciplina, il rispetto per i piccoli compagni e l'insegnante, le regole e l'impegnarsi attivamente. Non abbiate paura della parola 'disciplina': implica crescere, imparare, osservare, tutte attività sane ed evolutive, meglio se fatte con gioia e con un insegnante che sa far amare ai bambini il luogo e la materia.

-com'è la sensazione 'a pelle' che il luogo vi trasmette quando entrate? Che tipo di energia percepite in una scuola di danza piuttosto che in un'altra? Che atmosfera si respira, come trovate lo staff, i maestri, i compagni di studio? Il luogo è curato? Le persone sono preparate? Mio figlio esce felice dalle lezioni e le frequenta volentieri? Queste sono tutte domande della massima importanza: si può glissare su locali trascurati se l'insegnamento è per voi meraviglioso e amate lo stile della scuola, o al contrario potete prediligere luoghi dall'insegnamento di media-scarsa qualità, se per voi la cosa più importante è che vostro figlio stia con gli amici del cuore e sia sereno. Il luogo perfetto non esiste: quando scegliete, imparate ad accettare piccoli difetti e possibili criticità di ogni scuola. Considerate che tutti noi  cerchiamo di fare del nostro meglio: la differenza la farà il nostro incontrarsi su criteri comuni, la fiducia che riporrete nel nostro lavoro e una visione che proceda nella stessa direzione.

Potete anche: 

-fare una piccola ricerca sui social e sul sito, guardando come la scuola si presenta e se vi ritrovate in quello che trasmette e descrive

-potete  raccogliere informazioni dai frequentatori e leggere le recensioni su Google: cosa dicono? Si trovano bene?

-potete fare una lezione di prova. Come esce vostro figlio? Cosa osservate mentre aspettate? Com'è lo scambio con l'insegnante?

E noi di Eimos?

Ci piace pensare che il nostro lavoro sia serio, appassionato e capace di trasmettere valori alti: formiamo nella danza, ma vogliamo rimanere fermi su criteri di sana crescita degli allievi e di formazione umana. L'atmosfera a lezione è leggera, ma impegnata e le nostre insegnanti sono preparate e costantemente aggiornate.

Non vogliamo fare scelte popolari, ma ragionate e che siano in linea con i nostri valori. Lavoriamo con dedizione e pazientemente, sapendo che i risultati hanno bisogno di tempo: non incoraggiamo protagonismi e non costruiamo false speranze!

Adesso avete tutte le notizie utili: che la danza entri nelle vostre famiglie  e nella vita dei vostri figli.



Michaela DePrince: 

quando i sogni vincono sulla realtà

Ci sono storie bellissime di perseveranza e talento, che ogni studente di danza dovrebbe conoscere. Aiutano a capire cos'è davvero la motivazione e a prendere ispirazione per il proprio percorso. Sono esempi luminosi e ammirevoli: uno di questi è la vita di Michaela DePrince, attuale solista dell' Het National Ballet.

Classe 1995, dal suo passato doloroso ha tratto la forza e la spinta a realizzarsi, dimostrando anche la consapevolezza del ruolo di testimonianza che la sua vicenda personale può rappresentare per tanti altri giovani sfortunati come lei.

Michaela Mabinty DePrince nasce come Mabinty Bangura, in Sierra Leone, dove rimane orfana intorno ai tre anni per la guerra civile. Passa dall'orfanotrofio al campo profughi, spesso malnutrita, maltrattata e derisa come 'figlia del diavolo' a causa della sua vistosa vitiligine, una malattia della pelle che causa la depigmentazione. All'età di quattro anni è adottata da una generosa famiglia americana del New Jersey che ha 11 figli, di cui nove (tra i quali anche lei) adottati. Ispirata dalla copertina di una rivista che ha trovato e tenuto mentre era in Sierra Leone, Michaela inizia lo studio della danza e si forma come ballerina classica negli Stati Uniti, esibendosi per il suo vistoso talento anche al prestigioso Youth America Grand Prix, dove vince una borsa di studio per la Jacqueline Kennedy Onassis School of Ballet dell'American Ballet Theatre per la sua performance. 

Nel tempo inizia presto e  prosegue una carriera professionale, nonostante i casi di discriminazione razziale subiti: a otto anni le è stato detto che non poteva esibirsi come Marie ne Lo schiaccianoci perché l'America 'non è pronta per una ballerina nera', e un anno dopo un insegnante ha detto alla madre che non valeva la pena investire denaro per le ballerine nere. Nel 2012 si è però diplomata alla Jacqueline Kennedy Onassis School della American Ballet Theatre di New York ed è entrata al Dance Theatre of Harlem, dove è stata la più giovane membro della storia della Compagnia. Da lì ha iniziato a danzare ruoli importanti e nel luglio 2013 è entrata a far parte della Junior Company dell'Het National Ballet con sede a Amsterdam, dove ha scalato in breve i ruoli ed è stata nominata solista nel 2016. Quando si è unita per la prima volta alla Compagnia è stata l'unica ballerina di origine africana.

Nel 2015 la Metro-Goldwyn-Mayer ha acquisito i diritti cinematografici del libro autobiografico di Michaela, 'Taking Flight: From War Orphan to Star Ballerina' e nel 2018 la MGM ha annunciato che Madonna dirigerà il film sulla sua vita e la sua carriera.

Dal 2016 Michaela è ambasciatrice di buona volontà presso l'organizzazione olandese War Child, con sede ad Amsterdam, e racconta la sua storia ai media di tutto il mondo per essere di ispirazione e incoraggiamento a coloro che provengono dalla guerra e da situazioni esistenziali difficili.

Quanto deve essere stato arduo per lei affermarsi? Bambina cresciuta nella povertà, strappata ai genitori in una fase così importante come quella dei primissimi anni di vita, poi vittima di razzismo e alle prese con la vitiligine che l'ha resa oggetto di scherno e cattiveria: tutto ha forgiato il suo carattere e forse le ha dato quella spinta in più, su una base di un meraviglioso, purissimo talento. La sua è una storia che può fortemente ispirare le nuove generazioni.

Noi ti auguriamo una strada sempre luminosa, Michaela!


L'importanza di mettere corpo e mente a riposo

Negli ultimi anni stiamo assistendo a una vera e propria esplosione di attività estive per i danzatori: gli stages, i concorsi, i seminari di perfezionamento e così via. Terminata la fase accademica di studio e attività annuali a giugno, è come se si concentrassero nelle vacanze estive momenti di iper-impegno a ciclo continuo, spesso l'uno come alimento per un altro, con l'assegnazione di borse di studio agli allievi che incoraggiano e invogliano a frequentare stages e campi di studio quasi senza interruzione.

E' davvero così utile l'allenamento senza pause, che investe quasi un anno intero, sottoponendo il corpo (e non solo!) a un training ininterrotto?

Se da una parte spaventa il perdere tono e massa muscolare, se è vero che d'estate si è più liberi da impegni e si è più sgombri mentalmente (ed è perciò il momento giusto per le 'full immersion' di lezioni), è però altresì indispensabile concedere al corpo un periodo di riposo e di altre attività che non siano la danza, per 'resettare' in qualche modo gli schemi neuro-muscolari e assimilare durante la pausa tutte le informazioni che corpo e mente hanno ricevuto durante l'anno. Anche se non si lavora, in qualche modo il bagaglio acquisito si 'assesta' e viene registrato a livello subliminale, un po' come quando la sera ci addormentiamo con un problema da risolvere che poi trova la sua risoluzione durante il sonno. In qualche modo si permette un'elaborazione profonda degli stimoli e delle modalità acquisiti, e nel frattempo si lavora nel quotidiano con schemi istintivi e diversi da quelli che si utilizzano e acquisiscono in sala, si ritorna a correre, saltare, nuotare, andare in bici e svolgere attività fisiche che esulano dalle 'strutture' tersicoree e che utilizzano la muscolatura e il corpo in maniera diversa e 'naturale'.

Nel contempo così facendo permettiamo un riposo ai tessuti, un'affievolirsi delle infiammazioni, una riparazione dei micro traumi alle fibre muscolari e di patologie fisiche che a volte assediano il danzatore per tutto il periodo di studi invernale. L'iper-lavoro fisico è pur sempre uno stress, non lo dimentichiamo, e questo vale più che mai per i giovani allievi in crescita, dove va rispettata e ascoltata la necessità di armoniosa evoluzione del corpo nella sua globalità.

Un allievo che 'non stacca mai' sarà magari pieno di entusiasmo a settembre quando si ripresenta in sala, ma rischia di esaurire le sue batterie a primavera, o di subire una sorta di 'sovraccarico' psico-emotivo che a volte lo può allontanare dalla disciplina. Dobbiamo ricordare che il corpo ha i suoi tempi di assimilazione e di apprendimento, e che non sempre il bruciare le tappe ha risvolti positivi. 

''A un maggiore esercizio corrispondono più risultati? Di certo non nello sport. Se ti alleni troppo spesso o a un'intensità eccessiva pretendendo più del dovuto dal tuo corpo, potresti confrontarti poi con una serie di conseguenze importanti. Il cosiddetto sovrallenamento può ripercuotersi sull'organismo in maniera diversa da persona a persona, ma spesso tra i suoi effetti si annoverano calo delle prestazioni, perdita di massa muscolare, aumento di peso e stanchezza cronica. Non da ultimo possono passare settimane o addirittura mesi prima che il tuo fisico "riemerga" da questa fase e tu ti senta in forma a sufficienza per ricominciare.'' scrive Lisa Gutknecht in un articolo sull'argomento. 

Aggiungerei che vale la pena soffermarsi a riflettere da quanto siamo spesso presi da un eccesso di performance, da un ritmo di vita e di prestazioni eccessivi, identificati in un 'fare' più che in un sano 'essere', che nel caso dei giovani danzatori può indurre anche a una difficoltà a convivere con la lentezza e il riposo, il non saper rispettare i tempi fisiologici di raggiungimento dei risultati e anche uno stress da prestazione. Quante aspettative proietta un genitore, su un figlio con il motore sempre al massimo?

Permettiamo dunque agli allievi di godere di un momento lungo di pausa, di rigenerarsi e di coltivare altre attività e una socialità ricca, per riprendere poi con rinnovato desiderio quel momento importante di ritorno alla danza nel mese di settembre.

Buona vacanza, dunque.